LA PSICANALISI SECONDO
SCIACCHITANO

"TU PUOI SAPERE SOTTO TRACCIA"

creata il 26 giugno 2010 aggiornata il 30 giugno 2010

 

 

Vieni da “Freud” o da una delle tante pagine in cui deploro la scarsa scientificità del grande medico di Vienna, sopraffatta com’è stata dall’impostazione medicale di tutta la sua metapsicologia.

Sei in “Freud uomo di scienza”

ovvero

“Il Notebook di Freud”.

“Ich bin nämlich gar kein Mann der Wissenschaft, kein Beobachter, kein Experimentator, kein Denker. Ich bin nichts als ein Conquistadortemperament, ein Abenteurer, wenn Du es übersetzt willst, mit der Neugierde, der Kühnheit und der Zähigkeit eines solchen”.

“Infatti, io non sono né un uomo di scienza, né un osservatore, né uno sperimentatore, né un pensatore. Io non ho altro che un temperamento da conquistatore, di avventuriero, se preferisce traduirlo così, con la curiosità, l'astuzia e la tenacia dell'avventuriero”. (Lettera a Fliess del Primo febbraio 1900).

C’è in Freud un frammento di uomo di scienza. È indiscutibile, contro la sua stessa opinione, ma come e dove localizzarlo?
Secondo me, già all’esordio. L’intuizione dell’inconscio è scientifica. Poi, purtroppo, si perde nella metapsicologia, la quale cala l’inconscio all’interno di uno schematismo medicale, basato sul principio di ragione sufficiente, spinto fino agli estremi del sovradeterminismo, che esclude ogni aleatorietà di funzionamento. L’inconscio, inteso come sapere che il soggetto non sa di sapere ancora, è a tutti gli effetti una congettura scientifica. Ma Freud non si è premurato di confutarla, quindi di svilupparla. L’ha blindata con la metapsicologia delle pulsioni, che sono cause aristoteliche efficienti e finali. Un’idiozia. Sarebbe come se Galilei avesse calato la nuova fisica del movimento inerziale (senza cause) nelle vecchie categorie aristoteliche del moto naturale e violento, che sono poi passate nel senso comune. A tutti gli effetti, Freud si è comportato come uno scienziato che rinneghi la propria scoperta – ce ne sono stati tanti nella breve vita della scienza. (Vai alla pagina Resistere alla scienza o al mio omonimo libretto).

Tutta qui la scienza di Freud? Non ci sono altri elementi cui aggrappare il discorso della scientificità di Freud?

Sì, c’è una seconda congettura, che Freud stenta a formulare e tende a tenere per sé, ma che completa il quadro epistemico freudiano. In un certo senso, è simmetrica rispetto a quella dell’inconscio e al pari di quella profondamente scientifica, per la precisione cartesiana. (1) Si tratta della congettura sulla coscienza. Curiosamente, all’interno del sistema congetturale freudiano, non si può dare una definizione diretta di coscienza, come quella appena formulata di inconscio. La coscienza non sta in piedi da sola. Ha bisogno di due stampelle: la percezione e l’inconscio, inteso ora come archivio di tracce mnestiche. Non solo. La coscienza non è autonoma, ma fa parte di un sistema binario, che Freud chiama Percezione-Coscienza (Wahrnehmung-Bewusstsein).
Già questa localizzazione all’interno del versante percettivo dell’apparato psichico basta a differenziare la posizione di Freud da quella del filosofo. La coscienza non ha alcun predominio sull’apparato psichico freudiano. Non abita lo spazio dell’intenzionalità, dove tutto il funzionamento psichico viene polarizzato verso un telos. Non si sviluppa nel tempo teleologico, dove l’intenzione si muove a partire da un’autocoscienza preriflessiva, come presuppone il fenomenologo. “Autocoscienza” (Selbstbewusstsein) non è significante freudiano. Dopo la Traumdeutung non ricorre più nelle sue opere. Addirittura, si può arrivare a dire che, se in Freud l’autocoscienza non esiste, la coscienza esiste molto poco. Anzi, la coscienza freudiana si caratterizza proprio per il suo svanire. La coscienza sorge insieme al venir meno della traccia sensoriale, depositata nell’organo di senso. Per descrivere il venir meno della coscienza, Freud usa un verbo raro – un hapax delle Sigmund Freud Gesammelte Werkeverpuffen. Lo scrive in Al di là del principio di piacere. (2) Cosa significa? Letteralmente, verpuffen indica il defluire del gas da un pallone o la piccola detonazione di un esplosivo che esplode senza lasciare residui. Insomma, la coscienza non è qualcosa di molto diverso da un peto. Questo sì che è vero materialismo! L’analogia con il peto mette in evidenza il tratto strutturale della coscienza, che caratterizza tutta la speculazione filosofica: l’assenza di oggetto. Il peto, come la coscienza e come la filosofia, è senza oggetto. Tuttavia, il peto fa qualcosa di meglio della coscienza e della filosofia: sostituisce un oggetto con un altro, la cacca con il suono e la puzza. Spiritoso il peto. Il dialetto siciliano, la mia lingua madre o, meglio, di mia madre, mi suggerisce questa notazione linguistica: spirito si dice spiritu; peto, piritu.

Scherzi a parte, la mia formulazione evidenzia la bella simmetria, quasi la contrapposizione, tra il funzionamento dei due sistemi: inconscio e conscio. In uno le tracce mnestiche sono in praesentia, nell’altro in absentia. In altri termini, la contrapposizione è tra memoria e coscienza. Se c’è memoria non c’è coscienza; se c’è coscienza non c’è memoria. La contrapposizione, tuttavia, si può indebolire e la simmetria articolare in modo meno binario, se si prova a metterla a fuoco con un approccio epistemico, che convoca il tempo di sapere.
Freud non parla di tempo di sapere. Ma, nel momento in cui estromette il tempo cronologico dai processi inconsci – zeitlos – rende possibile parlare di tempo di sapere. (3) Nei processi inconsci vale un’altra nozione di tempo, precisamente epistemica. Il vero e il falso non esistono come categorie eterne e statiche, ma sono in divenire. Il falso non è la semplice antitesi del vero, ma è il meno ben saputo che diventa meglio saputo. All’interno dell’assetto epistemico l’inconscio è un sapere che non si sa di sapere ancora – in questo senso è falso – mentre il conscio è un sapere che non si sa più, ed è, quindi, definitivamente falso senza possibilità di progresso verso il vero – azzerato. L’inconscio guarda in avanti, al futuro; il conscio all’indietro, al passato. (4). L’inconscio è un guadagno epistemico potenziale, non ancora avvenuto, il conscio una perdita epistemica consolidata, attuale. (5) Chi gioca in Borsa sa a cosa mi riferisco. Chi pensa in termini economici intravede un’interessante complicarsi della simmetria inconscio/conscio.
Anche Freud intravede la complessità del proprio approccio, ma non sa renderne conto che attraverso complicazioni strutturali. Allora parla di conflitti tra istanze psichiche diverse; introduce barriere e confini tra province psichiche; stabilisce censure, rimozioni e altri meccanismi di difesa. Ognuna di queste complicazioni è un’ipotesi ad hoc, introdotta a posteriori per far quadrare i conti tra le esigenze della dottrina e la realtà dei fatti. Il grande Quine le chiamava adoccherie. In quanto tali non hanno nulla di scientifico. Freud arriva a tal punto di misconoscimento e negazione della propria scoperta da affermare in uno dei suoi scritti meno attendibili:

Die Verdrängungslehre ist nun der Grundpfeiler, auf dem das Gebäude der Psychoanalyse ruht (La dottrina della rimozione è ora il pilastro portante su cui poggia l'edificio della psicanalisi, in S. Freud, "Per la storia del movimento psicanalitico" (1914), in Sigmund Freud Gesammelte Werke, vol. X, Fischer, Frankfurt a.M. 1999, p. 54).

Credo che sia giunto il momento di depurare il pensiero freudiano da tutta questa paccottiglia antropologica, di stampo polemico, che si chiama metapsicologia e che lo appesantisce, per lasciar libero corso a considerazioni strutturali, derivanti dall’epistemologia implicita nella dicotomia conscio/inconscio. Si può parlare di cose complesse in termini semplici, come sa bene il matematico. (6) Soprattutto, si può restare fedeli al pensiero scientifico di Freud, abbandonando a se stessi i suoi tic mentali prescientifici.

Giunti a questo punto dell’analisi, è spontaneo chiedersi: cosa ha potuto mai indurre Freud a soffocare sul nascere una costruzione scientifica che, dai pochi resti archeologici che rimangono sul terreno, prometteva di essere per lo meno originale, per non dire feconda?
Le interpretazioni si sprecano. Ognuno può formulare la sua. La mia preferita è che il collasso del transfert con Fliess abbia portato all’estinzione l’assetto epistemico scientifico dell’analizzante Freud. Il ragionamento di Freud potrebbe essere stato simile al seguente: “Se il transfert verso uno sturanasi come il mio amico Fliess porta a questo prodotto scientifico (il Progetto per una psicologia), vuol dire che è una scienza da turarsi il naso”. Per lo stesso Lacan la biologia del Progetto era una biologia fantastica. Ma Lacan fu un fenomenologo, inattendibile nel giudicare di cose scientifiche.

Meno improbabile è la seguente congettura epistemologica. Freud respira l’atmosfera positivista che aleggia intorno alla fisiologia degli Helmholtz, Du Bois Reymond e soprattutto Johannes Peter Müller, famoso per la legge della specificità sensoriale, secondo la quale è l’organo di senso a rispondere in modo determinato agli stimoli e non è lo stimolo a configurare la risposta sensoriale. Si potrebbe vedere con il nervo acustico e sentire con il nervo ottico se i due fasci nervosi venissero scambiati di posto.
Semplificando al massimo, direi che Freud mutua dal positivismo una concezione categorica della verità scientifica. La verità scientifica è la verità del dato di fatto positivo. Un' esempio di questa misera epistemologia?

Die Lehre von der Verdrängung ist ein Erwerb der psychoanalytischen Arbeit, auf legitime Weise als theoretischer Extrakt aus unbestimmt vielen Erfahrungen gewonnen.

"La dottrina della rimozione è un'acquisizione del lavoro psicanalitico, ottenuta come teoria estratta in modo legittimo da un numero indefinito di esperienze". (S. Freud, Zur Geschichte der Psychoanalytische Bewegung (1914), in Sigmund Freud Gesammelte Werke, vol. X, Fischer, Frankfurt a.M. 1999, p. 55).

Freud crede – è un articololo della sua superstizione scientifica – alla conferma empirica delle ipotesi e all’inferenza delle teorie scientifiche dai dati sperimentali. Non sospetta minimamente che le teorie possano essere formulate indipendentemente dalla pratica, che si limita a selezionare darwinianamente quelle che resistono alla confutazione. (Il modo di pensare darwiniano, ieri come oggi, non è mai stato molto diffuso tra i medici).

Il fatto, una volta verificato, è incontrovertibile. Il positivismo non dà spazio a congetture scientifiche e al calcolo delle loro probabilità. Come riconoscono i suoi avversari – lo spiritualismo e la fenomenologia – vige nel positivismo una metafisica della verità assoluta, anche là dove postula (kantianamente) l’esistenza di un ignoto e di un inconoscibile. (7) Allora Freud è figlio del suo tempo quando, accanto alla verità empirica, che ha valore assoluto, fa posto alla verità mitica, che è assolutamente non verificabile e non falsificabile e perciò è altrettanto assoluta: la verità delle pulsioni, del complesso di Edipo, di tutta la metapsicologia.
Il punto centrale della congettura che sto proponendo è che Freud non faccia posto alle verità intermedie, meno assolute delle verità estreme. Freud non tratta le verità comprese tra le assolutamente verificabili – le verità empiriche – e le assolutamente inverificabili – le verità mitiche. Insomma, Freud, da buon positivista, non ammette verità congetturali.
Parafrasando il lacanismo, si potrebbe dire che la scienza freudiana fuorclude  la verità congetturale. Ma ecco, allora, il risultato non tanto paradossale! Se elimini la verità congetturale, il meccanicismo – che come tutti i positivisti anche Freud invoca – è destinato a decadere nel determinismo. (Per la distinzione tra meccanicismo e determinismo vai alla pagina Meccanicismo e determinismo.) In Freud il meccanicismo diventa addirittura sovradeterminismo. Il caso scompare dalla vita psichica. La probabilità è espunta dalla teoria. Ogni asserto sulla vita psichica diventa per ciò stesso categorico. Il guaio è che con l’iperdeterminismo non si riesce più a trattare un campo di fenomeni debolmente determinati e poco deterministici come quello delineato dalla suddetta contrapposizione tra conscio e inconscio, tra sapere che non si sa più e sapere che non si sa ancora. Con una conseguenza tanto necessaria quanto spiacevole. Se la verità è categorica, se il dubbio viene fuorcluso, il soggetto debole della scienza evapora – verpufft – e al suo posto torna il soggetto forte della metafisica o della religione, senza inconscio. Allora la metapsicologia freudiana cade sotto i colpi dell’ineluttabile “legge dello spirito”, quasi categorica, la quale recita: “Se non fai scienza, rischi di fare della teologia (per lo più scadente), a meno che non sia un artista o un grande scrittore”. E per fortuna Freud fu certamente un grande scrittore. (Vai alla pagina Freud e Goethe.) Questa dote di Freud salva in parte la sua produzione dal giusto oblio.
Ed è alla deriva teologica freudiana che lo psicanalista scientifico è chiamato a mettere uno stop, utilizzando quel (poco) che resta della scienza freudiana. Due sono gli attrezzi che in questo sito si mettono in mano allo psicanalista scientifico: la verità congetturale, che sostituisce la verità categorica, e la confutabilità, che sostituisce la verificabilità.
Imparare a usare questi attrezzi è il compito principale della formazione dello psicanalista scientifico e anche dello psicanalista puro e semplice.

Verità congetturali e falsificabilità sono ingredienti necessari all'impresa scientifica, come proponeva già nel lontano 1934 Karl Popper. Purtroppo non sono elementi sufficienti. Occorre una formazione scientifica.

Come si forma uno psicanalista scientifico?

mi chiedeva una collega, dopo aver sentito una delle mie solite sparate contro la formazione dottrinaria che gli psicanalisti ricevono nelle scuole di psicanalisi, riconosciute dallo Stato.

Purtroppo non ho la risposta categorica ed esauriente a questa domanda. Posso solo dire che una formazione scientifica si acquisisce con il tempo e con la pratica della propria ignoranza, che consente – ma ci vuole coraggio – di passare da un insuccesso all'altro, mirando meno al guadagno del vero e più alla riduzione del falso. In fondo, nel processo scientifico siamo sempre in debito di verità, che si può solo ridurre ma mai azzerare. Non solo. Quando si approda, magari per caso, a qualcosa di nuovo, che anche solo di poco esula dalle nozioni acquisite, ci vuole coraggio per accettarlo. La scienza dell'ignoranza non si pratica senza un briciolo di coraggio morale.

Come quello di Max Ernst Planck, che scoprì la meccanica quantistica. Individuò la formula giusta dell'irraggiamento del corpo nero... ma non ci credeva. Perché? Per due ordini di motivi: uno strutturale, l'altro biologico. Planck derivò la sua formula attraverso un'ipotesi ausiliaria – la suddivisione dello spazio delle fasi in piccole celle – per riuscire a calcolare il fenomeno continuo a partire da approssimazioni discontinue. La sorpresa fu che l'ipotesi ausiliaria non era solo ausiliaria ma addirittura reale. Lo spazio delle fasi era realmente quadrettato in piccole celle: i quanti d'azione.

Ma a 42 anni Planck era troppo vecchio (sic) per ammettere concettualmente una revisione così radicale del modo classico di concepire la fisica. E riconosceva onestamente i propri limiti. Riconosceva che il progresso della fisica era legato ai giovani e alla libera concorrenza delle intelligenze, perché dai vecchi ci si poteva aspettare solo cose vecchie.

Tutto il contrario di quel che avviene nelle scuole di psicanalisi dove il potere è in mano ai geronti – i cosiddetti analisti didatti – che conformano i giovani lungo le linee guida stabilite dalla dottrina. E i giovani si lasciano conformare, tacitamente ammettendo che la conformazione sia formazione. Conformismo? Vigliaccheria? Non so. So che dalla conformazione non nascerà mai una psicanalisi scientifica. Perché nasca una psicanalisi scientifica abbiamo bisogno delle sciocchezze dei giovani. A noi vecchi spetta solo il compito di falsificarle e sostenere i giovani perché inventino ulteriori sciocchezze, forse un po' meno sciocche delle precedenti.

La formazione scientifica, anche quella psicanalitica, in fondo è un bel gioco, naturalmente rischioso, di sciocchezze. Un rischio che sulla soglia della cinquantina Freud, uomo non più giovane di scienza, non seppe correre. L'immagine di conquistatore che Freud volle dare di sé è falsa. Volendo esprimere un giudizio oltremodo benevolo, diremmo che Freud fu un conquistatore malgré soi.

Note

(1) I rimandi di Freud a Cartesio sembrano inevitabilmente forzati, non essendo esplicitati in nessun testo freudiano ed essendo per lo più in negativo. (Vedi anche la pagina Il ritardo di Cartesio). Ma Freud è strutturalmente cartesiano quando è scientifico. Non è cartesiano, precisamente è aristotelico, quando è metapsicologico. (Torna su)

(2) “Das System Bw wäre also durch die Besonderheit ausgezeichnet, daß der Erregungsvorgang in ihm nicht wie in allen anderen psychischen Systemen eine dauernde Veränderung seiner Elemente hinterläßt, sondern gleichsam im Phänomen des Bewußtwerdens verpufft“. „Il sistema Coscienza sarebbe, allora, contraddistinto dalla peculiarità che lì, a differenza di tutti gli altri sistemi psichici, il processo di eccitamento non lascia dietro di sé una modificazione duratura, ma svanisce nel fenomeno stesso del divenire cosciente”. (Sigmund Freud, Al di là del principio di piacere (1920), in Sigmund Freud Gesammelte Werke, vol. XIII, Fischer, Frankfurt a.M. 1999, p. 25.) Il mio amico di Berlino, Claus-Dieter Rath, mi fa giustamente notare che nel testo freudiano a verpuffen non è la coscienza stessa ma il processo di eccitamento che porta ad essa. Tuttavia, dati gli antecedenti – vedi, per esempio, nel Progetto per una psicologia (1895), lì dove parla del segno di qualità (Qualitätszeichen) e introduce il sistema omega oltre ai sistemi phi e psi (Entwurf § 19) – mi sento autorizzato a forzare il testo citato. Propongo questa congettura teorica: la coscienza è per Freud un evento psichico par provision, direbbe ancora una volta Cartesio. Questa interpretazione del testo freudiano rientra nel rapporto di simmetria epistemica che istituisco tra i due sistemi conscio e inconscio. (Torna su)

(3) “Wir haben erfahren, daß die unbewußten Seelenvorgänge an sich »zeitlos« sind.” “Abbiamo appreso che i processi psichici sono in sé ‘senza tempo’”. (ivi, p. 28) L’assenza di tempo è il portato dell’assenza di coscienza. Alla fine del suo breve saggio sul Wunderblock Freud formula un’interessante congettura sull’origine del senso del tempo, deducendolo dalla pulsazione della coscienza: “Ich vermutete ferner, daß diese diskontinuierliche Arbeitsweise des Systems W-Bw der Entstehung der Zeitvorstellung zugrunde liegt.” “Congetturai inoltre che il modo discontinuo di operare del sistema Percezione-Coscienza fosse all’origine della nostra idea di tempo”. (Sigmund Freud, Nota sul Wunderblock (1925), in Sigmund Freud Gesammelte Werke, vol. XIV, Fischer, Frankfurt a.M. 1999, p. 8.) (Torna su)

(4) La temporalità epistemica consente a Jung di parlare di sogni premonitori. (Torna su)

(5) Attenzione a non pigiare troppo l’acceleratore su questa terminologia aristotelica! Si rischia di andare fuori strada, regredendo dal discorso epistemico a quello ontologico. (Torna su)

(6) Che un algoritmo semplice produca risultati complessi è usuale in teoria dei giochi. Un gioco semplice come il Go, certamente meno ricco di regole degli scacchi, genera difficoltà topologiche proibitive. (Torna su)

(7) Esiste una deriva religiosa non tanto latente in tutto il positivismo. Perciò il saggio freudiano L’avvenire di un’illusione risulta poco convincente per un’ateo che si sia formato in quella che Lacan chiama la vera religione. (Torna su)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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